Una delle sfide più urgenti al giorno d’oggi è affrontare l’inquinamento della plastica nei mari e negli oceani. L’organizzazione ambientale One Earth – One Ocean ha risposto a questa sfida sviluppando il Circular Explorer, una barca solare-elettrica con motori Torqeedo che sta già bonificando la baia di Manila.

Quando le persone si riuniscono per il battesimo di una nave nel porto di Amburgo, di solito si tratta di una cerimonia completa di fuochi d’artificio e tavoli per il catering per una nave da crociera gigantesca o un mega-container. Ma in questa nebbiosa giornata estiva, la nave legata alla banchina è lunga appena 12 metri e larga 8. A prima vista, non si può nemmeno essere sicuri che si tratti di una barca o di un molo galleggiante. Inoltre, non c’è un vero e proprio evento, solo alcuni camerieri che trasportano vassoi di tartine e bicchieri di spumante sul molo. Tuttavia, non si vedono altro che facce felici, operatori di ripresa, microfoni alzati e giornalisti pronti a prendere appunti.

A colpire di più è la missione eccezionale di questa insolita nave: liberare i mari e gli oceani dai rifiuti di plastica. A prima vista potrebbe sembrare un progetto folle dato che gli 86 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica stimati dal WWF sono già presenti in mare, con un aumento di quasi 13 milioni di tonnellate l’anno. Eppure, nel suo piccolo, questa nave dimostra come potrebbe funzionare l’operazione di bonifica.

deutz torqeedo seekuh
Il sistema di azionamento è costituito da due motori elettrici Deep Blue da 50 kW, ciascuno con una batteria al litio Deep Blue da 40 kWh.

La barca, progettata in Germania presso un cantiere navale di Lubecca, è stata battezzata Circular Explorer e appartiene all’organizzazione ambientalista One Earth – One Ocean. Guardandola più da vicino, ci si rende conto che si tratta di un tipo di catamarano eccezionale. A prua, tra i due scafi, un nastro trasportatore raccoglie dall’acqua eventuali oggetti in plastica, frammenti di reti da pesca o assi di legno e li porta in barca, dove vengono smistati dall’equipaggio dentro grandi contenitori. Eventuali alghe, crostacei, mitili o altri esseri marini vengono riportati in acqua tramite uno scivolo che si trova a poppa.

“Questo progetto è molto speciale per noi e siamo lieti di fare la nostra parte nel rendere l’ambiente naturale un po’ più pulito“, afferma Gregor Papadopoulos, Senior manager Retail di Torqeedo. Il Circular Explorer è alimentato da due motori elettrici Deep Blue da 50 kW e non solo. Sul tetto della barca, che misura 64 mq, sono installati 24 pannelli solari orientabili che seguono il sole per generare la potenza necessaria al proprio funzionamento. Le due batterie al litio Deep Blue da 40 kWh a bordo del Circular Explorer vengono caricate a terra prima della partenza della barca ma, se c’è il sole, tornano in porto ancora completamente cariche; alla velocità di 4 nodi, l’energia solare generata durante il viaggio è quasi identica a quella consumata. In altre parole, la Circular Explorer non è solo concepita con la missione di pulire, ma è lei stessa a pulire.

I 24 pannelli solari possono essere orientati verso il sole e assicurano che il sistema Torqeedo Deep Blue abbia abbastanza energia per far funzionare il Circular Explorer. (Crediti: One Earth – One Ocean)

BARCHE AUTONOME PER LA PULIZIA E CENTRI DI RICICLO GALLEGGIANTI

Questa barca rappresenta un passo avanti importante del progetto iniziato nel 2008. All’epoca, Günther Bonin, un ambizioso velista da diporto e Responsabile IT, era in navigazione dall’isola di Vancouver a San Diego quando vide l’equipaggio di una nave portacontainer gettare tonnellate di rifiuti nel Pacifico: uno spettacolo che avrebbe difficilmente dimenticato. Tornato a Monaco, iniziò a fare ricerche sull’inquinamento marino e rimase scioccato nello scoprire quanto poca prevenzione fosse stata fatta.

Bonin fondò One Earth – One Ocean lasciando il suo lavoro nell’informatica per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inquinamento marino, fare ricerca sull’argomento e sviluppare attività concrete per affrontare il problema dei rifiuti di plastica gettati in mare dalle navi o che vi defluiscono partendo dai fiumi dei Paesi con sistemi di smaltimento non funzionanti.

I rifiuti di plastica rappresentano una rilevante minaccia per l’ecosistema marino. Pesci, uccelli e altre creature marine ingeriscono la plastica, si ammalano e muoiono. Questi tappeti di spazzatura galleggiante impediscono alla luce solare di raggiungere le profondità e inibiscono la crescita di plancton e alghe. Alcuni anni fa, i ricercatori della Ellen MacArthur Foundation hanno calcolato che se l’inquinamento dovesse continuare a questo ritmo, entro il 2050 la plastica nei mari e negli oceani potrebbe arrivare a pesare più di tutti i pesci che vi abitano.

«È necessario effettuare una pulizia dell’acqua, altrimenti sarebbe come tagliare gli stessi rami della vita su cui siamo seduti”, afferma Bonin. La visione del fondatore dell’organizzazione e dei suoi oltre 40 dipendenti è quella di creare un sistema globale di raccolta dei rifiuti marini. Il sogno è quello di vedere molte migliaia di navi per la raccolta dei rifiuti operanti in tutti i principali estuari del mondo e navi autonome in mare aperto che localizzano i rifiuti via satellite, li raccolgono e li portano via. I rifiuti di plastica devono essere riciclati in mare e pressati in enormi balle su navi portacontainer di medie dimensioni riconvertite. In futuro, questi centri di riciclaggio galleggianti potrebbero persino essere in grado di convertire direttamente la plastica in petrolio.

Già nel 2050, il peso dei rifiuti di plastica potrebbe superare il peso di tutti i pesci. il Circular Explorer raccoglie e ricicla la plastica.

Chiunque pensi che queste siano solo fantasie dovrebbe dare uno sguardo allo studio di fattibilità redatto dagli scienziati dell’Università di Kiel, che stanno attualmente lavorando a un piano per costruire una nave simile per il riciclaggio. Tredici piccole imbarcazioni per la raccolta dei rifiuti sono già in funzione in tutto il mondo: stanno ripulendo il Nilo in Egitto, la baia di Guanabara in Brasile e il fiume Sangkat in Cambogia. In questa fase iniziale, One Earth – One Ocean si è concentrata sui fiumi, gli estuari e le coste dell’Africa, del Sud America e dell’Asia, i Paesi che maggiormente contribuiscono all’inquinamento degli oceani causato dalla plastica. Tuttavia, la maggior parte di queste imbarcazioni per la raccolta dei rifiuti sono alimentate da motori diesel. Ripulire l’ambiente e inquinarlo contemporaneamente non è l’ideale, per questo l’organizzazione ha scelto di passare all’energia solare.

OPERATIVO FUORI MANILA CINQUE GIORNI A SETTIMANA

Dopo il varo ad Amburgo e le prove in mare, il Circular Explorer è stato smontato, sistemato in quattro container e spedito nelle Filippine. Attualmente l’imbarcazione è operativa cinque giorni a settimana per ripulire l’enorme baia che si trova al largo della capitale.

La squadra di Günther Bonin si sta espandendo e ora comprende altre 20 persone, tra cui sette pescatori locali direttamente colpiti dall’inquinamento che sono interessati alla bonifica. “Fin dall’inizio il nostro approccio è stato quello di lavorare con la popolazione locale“, aggiunge. Oltre ai pescatori stessi, anche i ricercatori e gli insegnanti sensibilizzano gli studenti di scuole ed università sulle questioni sollevate dalla propria organizzazione. “La semplice raccolta dei rifiuti non risolve il problema“, sottolinea Günther. “Dobbiamo anche impegnarci a garantire che i nuovi rifiuti non finiscano continuamente in mare“.

Anche Gregor Papadopoulos di Torqeedo spera che la visione del programma globale di raccolta dei rifiuti marini di Bonin diventi realtà, non solo per motivi di lavoro: si tratta di una situazione vantaggiosa per tutti che renderà il mondo un posto migliore.